La nostra proposta prioritaria è di realizzare cohousing in immobili pubblici (abbandonati, sequestrati alle mafie o sottoutilizzati) unendo la funzione abitativa a quella sociale. Il cohousing non deve rivolgersi solo a fasce di popolazione disagiate ma a tutti i cittadini che sono interessati a questo tipo innovativo di abitare. Il cohousing deve essere luogo di integrazione sociale, multigenerazionale, multiculturale, senza distinzione tra abili e disabili né tra persone con redditi capienti o incapienti. Ma allo stesso tempo deve essere un centro di attivazione sociale territoriale. Gli spazi ed i servizi dei cohousers devono essere condivisi anche con i cittadini del territorio in cui il cohousing si insedia per fornire servizi collettivi protetti. Promuoveremo come Ente del terzo settore la co-progettazione con gli Enti Pubblici per ottenere immobili in concessione gratuita almeno trentennale, la cui ristrutturazione venga finanziata autonomamente attraverso capitale di rischio raccolto tramite equity crowdfunding. I servizi collettivi di interesse pubblico da svolgersi all’interno degli spazi del cohousing verranno proposti agli enti pubblici attraverso patti di collaborazione. Proporremo questo modello a tutti gli enti pubblici di Roma e provincia.
Un villaggio solidale
Il nostro progetto è di realizzare cohousing in immobili pubblici (abbandonati, sequestrati alle mafie o sottoutilizzati) unendo la funzione abitativa a quella sociale. Il cohousing non deve rivolgersi solo a fasce di popolazione disagiate ma a tutti i cittadini che sono interessati a questo tipo innovativo di abitare. Il cohousing deve essere luogo di integrazione sociale, multigenerazionale, multiculturale, senza distinzione tra abili e disabili né tra persone con redditi capienti o incapienti. Ma allo stesso tempo deve essere un centro di attivazione sociale territoriale. Gli spazi ed i servizi dei cohousers devono essere condivisi anche con i cittadini del territorio in cui il cohousing si insedia per fornire servizi collettivi protetti.
Promuoveremo come Ente del terzo settore la co-progettazione con gli Enti Pubblici per ottenere immobili in concessione gratuita almeno trentennale, la cui ristrutturazione venga finanziata autonomamente attraverso capitale di rischio raccolto tramite equity crowdfunding.
I servizi collettivi di interesse pubblico da svolgersi all’interno degli spazi del cohousing verranno proposti agli enti pubblici attraverso patti di collaborazione.
Proporremo questo modello a tutti gli enti pubblici di Roma e provincia.
Oltre la famiglia mononucleare
A Roma, come in molte metropoli, ci sono nuove domande abitative provenienti da categorie diverse dalla tradizionale famiglia mononucleare. Singles anziani e giovani, genitori single con figli, studenti universitari, disabili, giovani coppie, famiglie migranti e soggetti in cerca di soluzioni temporanee (lavoratori in trasferta, parenti di degenti ospedalieri), sia incapienti che capienti in termini reddituali.
Il cohousing può essere una risposta per offrire uno spazio abitativo ad una popolazione articolata per bisogni, risorse e condizioni socio-economiche, ma anche un luogo in grado di ottemperare non solo ad una funzione abitativa, ma anche di animazione comunitaria ed economica, nonché di promozione sociale e culturale.
Case private, spazi e servizi comuni
Il cohousing è una https://coabitazione.net/wp-content/uploads/2024/05/villainvendi-1.webp basata sul mutuo aiuto tra vicini che si scelgono tra di loro e vivono in un complesso abitativo composto da appartamenti individuali con spazi e servizi collettivi come cucina comune, sala da pranzo, salotto, stanza dei bambini, stanza degli ospiti, stanza del fai-da-te, sala media per musica, cinema, teatro e mostre d’arte, sala per incontri, sala wellness, lavanderia, deposito, garage delle biciclette, automobile condivisa, giardino, orti comunitari, food forest, coworking, caffetteria, emporio comunitario e gruppo di acquisto solidale, centrale energetica, parcheggio e tanto altro ancora!
Il cohousing è basato sui principi chiave delle comunità intenzionali. Una comunità intenzionale è un gruppo di persone che si uniscono volontariamente per creare un ambiente di vita condiviso, basato su valori comuni e obiettivi condivisi. Alcuni dei principi chiave delle comunità intenzionali includono la condivisione delle risorse, la cooperazione, la comunicazione aperta, il rispetto reciproco ed il mutuo aiuto.
Sostenibilità ecologica, sociale ed economica del cohousing
Sostenibilità ecologica. Il cohousing offre sostenibilità ecologica. In che modo? 1. Riduzione dell’impronta ecologica. Il cohousing favorisce la condivisione di spazi e risorse, riducendo l’impronta ecologica complessiva di ogni singola unità abitativa. Ecco come: a) Condivisione delle risorse: Le comunità di cohousing spesso condividono spazi comuni, come cucine, lavanderie, giardini e strumenti, riducendo la necessità di possedere e mantenere tali risorse individualmente. b) Strategia di riutilizzo/riuso e chiusura dei cicli: Il prodotto edilizio proposto ha una forte ambizione a dare il proprio contributo nel chiudere il ciclo di vita degli alloggi e dell’edilizia, in primo luogo attraverso la priorità assegnata agli interventi di riuso del patrimonio edilizio esistente e il conseguente riconoscimento dell’energia potenziale accumulata negli edifici inutilizzati. Inoltre, sotto il profilo delle tecnologie costruttive suscettibili di essere adottate nei vari interventi edilizi si deve segnalare sia l’attenzione sulla filiera del legno e l’economia dei boschi attraverso l’adozione delle tecnologie a secco e semi prefabbricate in legno e sia attraverso la promozione di specifiche filiere suscettibili di essere caratterizzate da prodotti di scarto classificati come rifiuto speciale, quali ad esempio la lana impiegabile nella coibentazione degli involucri. c) Efficienza energetica: Le abitazioni in cohousing sono progettate con un’attenzione particolare all’efficienza energetica, utilizzando ad esempio fonti rinnovabili, sistemi di riscaldamento centralizzati e tecniche di costruzione sostenibili. Gli edifici in cohousing sono ideali per realizzare comunità energetiche rinnovabili (CER) di cui possono beneficiare gli abitanti del quartiere circostante. d) Valorizzazione dei servizi ecosistemici: Gli edifici in cohousing possono adottare protocolli di certificazione di sostenibilità negli interventi di recupero edilizio, specifiche tecnologie impiantistiche certificate sotto il profilo della sostenibilità, materiali edili certificati sotto il profilo della sostenibilità. Al contempo, il prodotto immobiliare suscettibile di essere offerto è capace di promuovere la filiera della lana o di altro materiale, oggi prodotto di scarto classificato come rifiuto speciale, per la coibentazione degli edifici. e) Sostenibilità dei prodotti e dei servizi in tutto il loro ciclo di vita: I progetti di cohousing evidenziano la capacità di riconoscere l’energia potenziale accumulata negli edifici inutilizzati, organizzano il recupero abitativo dell’edilizia abbandonata con tecnologie a secco e semi prefabbricate in legno, garantiscono un’elevata connettività in ciascuna casa al fine di agevolare il lavoro agile. 2. Promozione di uno stile di vita sostenibile. Il cohousing incoraggia uno stile di vita più sostenibile attraverso diverse pratiche; eccone alcune: a) Condivisione delle conoscenze: Le comunità di cohousing spesso promuovono la condivisione di conoscenze e competenze legate alla sostenibilità, incoraggiando abitudini come il compostaggio, il riciclo e la riduzione degli sprechi. b) Coltivazione condivisa: Molte comunità di cohousing hanno giardini condivisi in cui i membri possono coltivare ortaggi e frutta, promuovendo un approccio alla dieta più sano e sostenibile. c) Condivisione dei servizi: Abitare in un cohousing facilita la gestione di servizi essenziali (scuola, mobilità,…) attraverso le piattaforme locali di condivisione (sharing economy) suscettibili di articolare il welfare di prossimità. 3. Riduzione dei costi e del consumo eccessivo. Il cohousing può contribuire a una riduzione dei costi e del consumo eccessivo, promuovendo uno stile di vita più equilibrato e consapevole; qui ne vediamo alcuni esempi: a) Influenzare visioni del mondo, paradigmi e/o comportamenti dei cohousers: Il prodotto immobiliare offerto, infatti, è caratterizzato da un approccio partecipativo dovuto alla contemporanea erogazione di servizi di community making tali da influenzare e dar corpo a visioni del mondo e comportamenti alternativi al paradigma dell’individualismo. In un processo di realizzazione di un cohousing avviene la co-creazione della casa insieme ai propri destinatari, secondo pratiche di scambio, fasi di progetto congiunte, co-creazione vera e propria. Il progetto partecipativo coinvolge, quindi, le parti interessate e i beneficiari finali come partner e consulenti nella definizione e/o co-creazione delle regole e degli obiettivi del progetto della futura casa. b) Condivisione delle spese: La condivisione di spazi comuni e risorse può ridurre significativamente le spese individuali per le famiglie, promuovendo un consumo più consapevole e riducendo lo spreco. c) Acquisto responsabile: Le comunità di cohousing spesso promuovono l’acquisto responsabile e consapevole, incoraggiando pratiche come lo scambio di beni e l’acquisto all’ingrosso e alla rinfusa per ridurre l’impatto ambientale legato all’imballaggio.
Sostenibilità sociale. Il cohousing offre sostenibilità sociale. In che modo? 1. Promozione dell’inclusione sociale attraverso il cohousing. Il cohousing non è solo una forma innovativa di alloggio, ma anche un’opportunità per promuovere attivamente l’inclusione sociale all’interno delle comunità. Attraverso la promozione della diversità, del supporto reciproco e della partecipazione attiva, il cohousing può diventare un catalizzatore per l’inclusione sociale, migliorando la qualità della vita dei residenti e creando comunità più resilienti e solidali. Il cohousing offre un ambiente in cui le relazioni sociali sono incoraggiate e valorizzate, determinando opportunità per l’inclusione sociale in diversi modi. a) Diversità e Inclusione: i progetti di cohousing spesso mirano a accogliere una varietà di persone di diversa età, provenienza e background socio-culturale. Questa diversità favorisce l’inclusione sociale, poiché offre l’opportunità di stabilire legami significativi al di là delle differenze individuali. L’ambizione è di includere, rafforzare e trasformare i segmenti di società attraverso: una specifica attenzione all’accessibilità economica al bene casa; il superamento della segregazione per razza riscontrabile nel mercato immobiliare; la promozione di valori sociali condivisi riferibili al superamento delle differenze di genere; lo sviluppo di nuovi modi di vivere insieme volti alla riscoperta della dimensione comunitaria. b) Supporto Sociale: nel cohousing, i residenti si impegnano a fornire supporto reciproco, creando una rete di sostegno che favorisce l’inclusione di coloro che potrebbero altrimenti sentirsi isolati o emarginati. c) Partecipazione Attiva: il cohousing promuove una partecipazione attiva nella vita comunitaria, offrendo opportunità per l’inclusione attraverso la collaborazione in attività condivise e decisioni collettive. d) Superamento dei modelli accettati esistenti: il modello di casa in cohousing intende superare il modo di abitare consolidato, impostato sull’idea di nucleo famigliare naturale novecentesco, aprendo a forme di condivisione idonee a fronteggiare la destrutturazione di questo forma sociale. 2. Benefici dell’inclusione sociale nel cohousing. L’inclusione sociale nel cohousing porta con sé una serie di benefici tangibili per i residenti e per la comunità nel suo insieme: a) Benessere individuale: l’inclusione sociale è associata a un maggiore benessere emotivo e psicologico. Nel contesto del cohousing, l’inclusione può contribuire a ridurre il senso di solitudine e a promuovere uno stato di salute mentale ottimale. b) Risorse condivise: l’inclusione sociale favorisce la condivisione delle risorse all’interno della comunità, migliorando l’accesso a servizi e opportunità per tutti i residenti. c) Coesione comunitaria: l’inclusione sociale rafforza la coesione all’interno del cohousing, creando legami più solidi tra i residenti e promuovendo un senso di appartenenza e di identità comune. L’uguaglianza di trattamento e di opportunità (economica e non solo) è essenziale ma non può essere data per scontata, per cui è importante che i nostri interventi sia capaci di dare la priorità agli individui, ai gruppi e alle comunità meno rappresentati. In questo senso, un progetto di cohousing inclusivo è tale allorché favorisce e parifica le relazioni tra gli utenti e/o le comunità, salvaguardando il principio di parità di trattamento e giustizia sociale nel tempo. d) Modi di convivenza: l’inclusione ispira nuovi modi di vivere insieme, basati sulla solidarietà e sulla cooperazione, mettendo in luce discriminazioni e ingiustizie. Un progetto di cohousing inclusivo diventa esemplare e replicabile e ha il potenziale di rompere modelli sociali obsoleti, crea valore e apporta benefici trasformativi a livello sociale, influenzando la visione del mondo, i paradigmi e i comportamenti sociali.
Sostenibilità economica. Il cohousing, non solo favorisce l’inclusione sociale, ma offre anche significativi benefici economici sia per gli individui che per la comunità nel suo insieme. In che modo? a) Condivisione delle spese: nel cohousing, i costi per le infrastrutture e le risorse comuni vengono condivisi tra i residenti, riducendo il carico finanziario individuale e permettendo un maggiore accesso a servizi e strutture che potrebbero essere altrimenti proibitivi dal punto di vista economico. b) Lavoro collettivo: all’interno del cohousing, i residenti possono collaborare per svolgere attività di manutenzione, giardinaggio e gestione delle infrastrutture comuni, riducendo così la dipendenza da servizi esterni e creando opportunità di lavoro interno. c) Scambio di competenze: la diversità all’interno del cohousing offre l’opportunità di condividere conoscenze e competenze, creando un ambiente in cui i residenti possono imparare gli uni dagli altri e accedere a servizi e consulenze a costi ridotti. d) Sostegno alle imprese locali: i residenti del cohousing spesso favoriscono l’acquisto da fornitori locali e la partecipazione ad attività economiche della comunità circostante, contribuendo così a sostenere l’economia locale. e) Impatto a lungo termine: l’inclusione e l’accesso aperto ai servizi abitativi sono assicurati da meccanismi formali e strutturali, quali: strumenti di finanziamento e di remunerazione del capitale specificatamente pensati per contenere i costi del prodotto casa; modelli di business impostati sull’accompagnamento dei futuri cohousers nell’accesso alla propria casa; politiche e processi di istituzionalizzazione volti a rafforzare la posizione dei soggetti vulnerabili sul mercato immobiliare nei riguardi sia della Pubblica Amministrazione e sia delle istituzioni creditizie.
Cohousing volontario e sociale
Tradizionalmente, i servizi offerti all’interno delle comunità di cohousing erano principalmente rivolti ai residenti stessi. Tuttavia, sempre più comunità di cohousing stanno adottando l’approccio di aprire i propri servizi verso l’esterno, consentendo alle persone della comunità locale di usufruire delle risorse offerte.
Quando avviene ciò il cohousing si trasforma, non è più solo una iniziativa privata su base volontaria ma diventa una iniziativa con funzioni sociali. L’apertura dei servizi verso l’esterno nel cohousing porta con sé numerosi vantaggi sia per i residenti sia per le comunità circostanti. In primo luogo, l’apertura verso l’esterno favorisce una maggiore interazione sociale e scambio di conoscenze tra i residenti e le persone esterne. Questo può portare a una maggiore diversità e arricchire la vita comunitaria nel cohousing. In secondo luogo, l’apertura dei servizi verso l’esterno determina opportunità economiche per i cohousers. Ad esempio, l’apertura di un emporio comunitario può generare entrate per la comunità intenzionale dei residenti. Inoltre, la condivisione di spazi come lavanderie o cucine può ridurre i costi per i residenti, rendendo il cohousing più accessibile da un punto di vista economico, almeno sotto il profilo dei costi di gestione. L’apertura dei servizi verso l’esterno nel cohousing promuove un senso di appartenenza e responsabilità condivisa tra i residenti e le persone esterne. Quando le persone esterne partecipano ai servizi offerti dal cohousing, si genera una maggiore consapevolezza della comunità e delle sue attività. Questo può portare a una maggiore solidarietà e sostegno reciproco tra la comunità dei cohousers e la società circostante.
Questo articolato numero di spazi e servizi comuni risulta un terreno interessante da esplorare per comprendere quanto l’approccio mutualistico alla soluzione di un bisogno comune sia sufficiente a soddisfare il bisogno stesso e, quanto siano necessarie iniziative complementari: dall’intrattenimento domestico (teatro in casa, concerti, mostre), al social eating (pranzi/cene con estranei) oppure d’impresa (es. asili in casa o portinerie di quartiere, dove si ritrovano molte mansioni domestiche un tempo presidiate dal custode e oggi svolte spesso in modo mutualistico, apertura e chiusura dei cancelli di parchi pubblici) o infine, di accoglienza, come le iniziative attivate per l’ospitalità di migranti e soggetti fragili.
Casa come servizio e welfare abitativo
Nel contesto attuale, quindi, il tema dell’abitare interseca la produzione sociale di casa su almeno due traiettorie di sviluppo: da un lato la casa come “servizio”, dove pratiche di convivenza intergenerazionale trovano nella condivisione un’utilità immediata rispetto ai propri bisogni, dando vita alle esperienze di cohousing; dall’altro il welfare abitativo, dove l’housing a prezzi calmierati diventa il punto di partenza per rispondere anche ad altri bisogni, primo tra tutti l’inclusione sociale. Rispetto a una casa che viene interpretata come servizio e che svolge una funzione identificabile in una definizione vasta come welfare abitativo, la risposta del cohousing è possibile ma, probabilmente, non esaurisce tutti i bisogni da soddisfare.
Servizi complementari per l’abitare
Quando si tratta di fornire alloggi accessibili per diversi gruppi di destinatari, all’interno di uno stesso complesso abitativo, sono fondamentali due macro-categorie di servizi: i servizi di supporto all’abitare e i servizi integrativi all’abitare. Servizi complementari che possono essere forniti all’interno del perimetro della propria organizzazione oppure unendo le forze con altre associazioni o aziende.
Alcuni esempi di servizi integrativi all’abitare. Per gli anziani. Assistenza domiciliare: un esempio potrebbe essere la fornitura di servizi di assistenza domiciliare, compresi controlli medici regolari e assistenza nelle attività quotidiane. Programmi comunitari: ad esempio, organizzare sessioni di esercizio fisico adattate alle esigenze degli anziani e incontri sociali settimanali. Per i genitori single con figli e per le famiglie immigrate. Supporto per l’assistenza all’infanzia: potrebbe includere servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili o sovvenzionati per consentire alle madri single di lavorare o studiare. Consulenza e programmi di integrazione: ad esempio, offrire consulenza legale e amministrativa per le questioni relative all’immigrazione e all’accesso ai servizi pubblici. Persone single. Servizi di salute mentale: un esempio potrebbe essere l’accesso a supporto psicologico e terapie di gruppo per affrontare problemi di salute mentale come depressione e ansia. Consulenza professionale e iniziative di coinvolgimento comunitario: ad esempio, offrire servizi di consulenza per l’avvio di attività imprenditoriali e programmi di volontariato. Persone giovani. Supporto educativo: potrebbe includere programmi di tutoraggio individuali per aiutare i giovani con difficoltà scolastiche specifiche. Attività ricreative e programmi di leadership giovanile: ad esempio, organizzare corsi di teatro o musica e avviare programmi di volontariato per i giovani.
Alcuni esempi di servizi di supporto all’abitare. Per tutte le categorie di destinatari. Accesso a servizi sanitari: ad esempio, organizzare visite mediche periodiche nella comunità o fornire trasporti per gli anziani per le visite mediche. Percorsi di educazione finanziaria. Servizi di supporto alla gestione domestica e alla quotidianità: pulizie, piccole manutenzioni domestiche, consegna pasti e generi di prima necessità. Supporto legale e amministrativo: ad esempio, offrire consulenza legale gratuita per affrontare questioni relative all’abitazione o all’immigrazione. Offerta di opportunità di partecipazione ad attività ricreative e culturali: potrebbe includere l’organizzazione di eventi culturali, come festival o mostre d’arte, aperti a tutta la comunità.
Il ruolo delle amministrazioni pubbliche locali
Perché a un’amministrazione locale dovrebbe interessare investire in progetti di abitare collaborativo? Le esperienze di cohousing diventano dei presidi di welfare per la comunità circostante, delle antenne attraverso le quali intercettare cambiamenti nel quartiere, nuovi bisogni, fragilità, ma anche nuove opportunità; diventano presidi anche per l’animazione delle comunità circostanti; offrono maggiore attrattività di quel territorio per giovani e giovani famiglie; facilitano l’insediamento di giovani e famiglie in un’ottica di lungo periodo favorendo una maggiore stabilità e radicamento rispetto a fenomeni come quelli dello spopolamento (aree interne) o dell’alto ricambio di popolazione (aree urbane); permettono di realizzare progetti di micro-inclusione di persone fragili (ad es. disabili, ma non solo) che vengono inserite in contesti protetti; svolgono una funzione politica rispetto a un tema oggi riconosciuto come particolarmente urgente; diventano occasioni per rigenerare (e non solo riqualificare) immobili di proprietà pubblica attualmente abbandonati.
Immobili pubblici, concessione gratuita e finanziamento distribuito
Nel caso di Roma, dove nel costruito la maggior parte degli immobili sono adatti solo per famiglie mononucleari e vi è scarsità di terreni edificabili di dimensioni limitate per nuove costruzioni, l’adibizione dell’immobile pubblico sottoutilizzato, abbandonato e degradato per cohousing diventa una necessità. Mentre nell’accezione comune in ambito istituzionale il cohousing è di fatto solo una forma abitativa assistenziale per categorie deboli di popolazione, nella nostra proposta il cohousing si rivolge non solo a categorie deboli ma anche alla totalità dei cittadini interessati a risiedervi ed alla comunità territoriale del quartiere di insediamento.
L’immobile pubblico viene dato dall’amministrazione pubblica in concessione gratuita almeno trentennale, ad un ente del terzo settore (per esempio, cooperativa sociale ETS) formato dai coabitanti. La lunga durata della concessione garantisce un ROI (return on investment) elevato che permette all’ente del terzo settore di finanziare la ristrutturazione dell’immobile in modo autonomo. Guardando alle esperienze recenti di Torino (Homers) e Vicenza (Banca Etica) la ristrutturazione può essere finanziata con capitale di rischio di piccoli investitori attraverso il cd. equity crowdfunding. Gli investitori verranno remunerati dapprima con lo sconto fiscale del 30% previsto dalla legge e successivamente con i fondi provenienti dall’affitto degli appartamenti realizzati e da quello degli spazi non abitativi.
(*) testo liberamente tratto da abitarecollaborativo.it